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Valerio Zurlini : Un’altra visione del cinema. Introduzione alla Retrospettiva dedicata a Valerio Zurlini alla Cinémathèque Québécoise (18-29 ottobre 2017), conferenza di Giuliana Minghelli.

In occasione della “XVII Settimana della lingua italiana nel mondo“, dedicata al tema “L’italiano al cinema, l’italiano nel cinema” e sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, l’Istituto, in collaborazione con il Dipartimento di Lingue, Letteratura e Cultura dell’Università McGill, è lieto di presentare la conferenza Valerio Zurlini : Un’altra visione del cinema. Introduzione alla Retrospettiva dedicata a Valerio Zurlini alla Cinémathèque Québécoise (18-29 ottobre 2017)

Mercoledì 18 ottobre 2017, ore 18:00
Cinémathèque Québécoise
335, boul. De Maisonneuve Est
Ingresso gratuito
Conferenza in lingua italiana

Valerio Zurlini aveva diciannove anni nel 1945. Più giovane della generazione di De Sica, Visconti, Rossellini e perfino Fellini, Zurlini sembra accedere al panorama culturale nel contempo troppo tardi e troppo presto. Non ha iniziato la sua carriera durante il fascismo, come tutti gli altri autori del dopoguerra, e ha al contrario svolto un lungo apprendistato prima di rivendicare un posto tra la nuova generazione di registi. Zurlini è diventato un regista negli anni Cinquanta e di quel decennio sembra aver assimilato i silenzi, le repressioni e le tensioni irrisolte. Il suo cinema rivolge lo sguardo – attraverso i due adattamenti dei romanzi di Vasco Pratolini, Le ragazze di San Frediano e Cronaca familiare, l’opera autobiografica Estate violenta e Le soldatesse – agli anni del fascismo e della guerra. E crea un atmosfera intima. L’energia contenuta nella sua visione è simile al coraggio timido, ma ostinato e duraturo dei suoi personaggi maschili: il giovane innamorato di La ragazza con la valigia e il fragile fratello, sofferente ma fedele di Cronaca familiare (interpretato da Jacques Perrin) o il minuto e gentile Jean-Luc Trintignant in Estate violenta. Il cinema di Zurlini ha una forte capacità introspettiva in quanto evoca poeticamente un mondo di speranze, di disperazione e di gioie brevi, che non hanno trovato espressione in nessun’altra sede nel cinema italiano, tranne, forse influenzato dal suo lavoro, in un giovane Bertolucci in Prima della Rivoluzione. L’eredità di Zurlini come maestro non riconosciuto di un cinema di critica storica e scavo psicologico è dovuto alla sua riscoperta e alla rivalutazione.

Giuliana Minghelli ha studiato letteratura tedesca e inglese presso l’Università di Pisa. Dall’Italia si è trasferita all’Università Johns Hopkins dove ha conseguito il Master e il Dottorato in Studi Italiani. Prima di arrivare a McGill, ha insegnato all’Università del Wisconsin Madison, all’Università di Colorado Boulder e all’Università di Harvard. Attualmente è Professoressa Associata in LLC con una specializzazione in cinema e cultura italiana ed europea. Mentre lavorava alla sezione della letteratura, del cinema e della fotografia, si è interessata ai modi in cui i vari media si occupano del modernismo, della cultura del dopoguerra e del coloniale/postcoloniale. Le questioni storiche, etiche e le testimonianze adeguano il suo lavoro alla cultura visiva e popolare. Il suo ultimo libro Cinema Anno Zero: Paesaggio e memoria nel film italiano postfascista è stato divulgato da Routledge nel 2013. Un nuovo libro, Quiete in movimento: Italia, Fotografia e significati della modernità, è stato pubblicato dall’Università di Toronto Press nel 2015. Concentrandosi sulla fotografia come mezzo artistico, pratica quotidiana e oggetto culturale, questo volume esplora i rapporti che la cultura italiana ha intrattenuto con la tecnologia e la modernità dall’Unificazione ai nostri giorni. Ha precedentemente esplorato il dialogo tra la fotografia e altri media in un volume pubblicato nel 2009: L’immagine moderna: intersezioni di fotografia, cinema e letteratura della cultura italiana. Il suo primo libro, Nell’ombra del mammut: Italo Svevo e l’emergenza del modernismo (Università di Toronto Press, 2003), è uno studio del genere e dell’etica del modernismo. Attualmente sta lavorando su un libro che tratta della vergogna, sul dimenticatoio storico e sui moderni media come tecnologie di memoria nella cultura del dopoguerra. È fotografa praticante; è possibile consultare un campione del suo lavoro sul suo sito web www.giulianaminghelli.com

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