Che cos’è il “Giorno della Memoria”? Il 27 gennaio 1945 segnò la demolizione dei cancelli del campo di concentramento di Auschwitz. Così, come dichiarato dall’articolo 1 della legge del 20 luglio 2000, n. 211, “La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.
In occasione della “Giornata della Memoria 2019”, l’Istituto Italiano di Cultura è lieto di presentare la conferenza di Alessio Mazzaro intitolata “Tra monumenti, fake news e counternarratives. Pratiche della memoria e educazione all’antifascismo e antirazzismo”
Mercoledì 30 gennaio 2019, ore 12:30-14:00
Université de Montréal
Département de sociologie, local C-5117
Pavillon Lionel-Groulx
3150,rue Jean Brillant
La conferenza sarà in lingua francese
Partendo da due “elementi”, da un lato la constatazione che a breve non ci saranno più sopravvissuti dell’Olocausto per raccontarlo, e dall’altro l’importanza data da Kristin Ross nel rapportarsi alla storia attraverso la memoria orale e la soggettività, l’intervento discuterà il fallimento dei monumenti realizzati per ricordare l’Olocausto, e attraverso le teorie di Pierre Nora e di teorici contemporanei della pratica artistica, la differenza tra storia e memoria, l’assenza di memoria spontanea in questi anni e la sua sostituzione da parte della storia attraverso la creazione di celebrazioni e archivi. Inoltre, il relatore si concentrerà sull’educazione alla memoria come mezzo per contrastare i nuovi fascismi, presentando alcune recenti esperienze italiane di lotta ai falsi storici online (manomissione di wikipedia, falsificazioni fotografiche, fake news per false mitologie) e una certa “normalizzazione” del fascismo attraverso i talk show televisivi. Muovendo, poi, dalla paura in Europa del migrante, Alessio Mazzaro presenterà come negli ultimi anni artisti e progetti culturali hanno deciso di agire sul presente attraverso la creazione di una contronarrativa della migrazione. Infine, sarà presentata l’esperienza triestina prima e poi europea dell’Edinost, progetto editoriale curato dallo stesso Alessio Mazzaro.
Alessio Mazzaro è un artista visivo, regista e ricercatore di storie, vincitore della borsa di ricerca della European Cultural Foundation (Courageous Citizens, 2018) e della residenza alla Cité Internationale des arts di Parigi finanziata da Incontri Internazionali d’Arte (2017). Si è diplomato in Arti Visive allo IUAV di Venezia con Liliana Moro e Adrian Paci, e sviluppa inizialmente una carriera internazionale come performer. Co-fondatore di differenti collettivi artistici interdisciplinari, è stato assistente di Petrit Halilaj alla 55a Biennale di Venezia e di Flaka Haliti alla successiva. Ha ricongiunto le due metà di un villaggio per creare un’immagine orale collettiva dell’incendio nazista che le aveva divise (Un lavoro per Camporovere), riaperto l’Edinost – primo giornale ad avere donato parola all’opposizione antifascista in Europa – e ha creato un Club dove “fare niente”, come atto eroico di trasgressione contro un sistema educativo e sociale che ci vuole multitasking e capaci di lavorare sotto pressione (The Do Nothing Club). I suoi spazi performativi e le sue performance sondano la frontiera tra performer, spettatore e testimone, indagando in un discorso più ampio, nello spazio pubblico l’agency del cittadino sul reale e l’arte. Nei suoi lavori ricorre l’uso di materiali e luoghi simbolici, del suono performato dal vivo o della voce registrata con interviste.