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ANTINOMIE: Marie Rebecchi, “Metamorfosi. Un punto di vi(s)ta”, 10 aprile 2020

Emanuele Coccia, tra i giovani filosofi italiani più dirompenti e già ospite dell’Istituto Italiano di Cultura di Montréal alla fine di ottobre 2019, esce con un’altra opera: Métamorphoses (Paris 2020). Dopo ben altri tre libri – La vita sensibile (ed. it. 2011), Il bene nelle cose. La pubblicità come discorso morale (ed. it. 2014) e La vita delle piante. Metafisica della mescolanza (ed. it. 2018) –, continua il suo pensiero a considerare l’imperscrutabile mistero della vita. Marie Rebecchi, dottore di ricerca in Estetica, illumina nella sua recensione un sentiero, fra i tanti, che conduce all’antro, al grembo della Terra, madre di ogni vita.

“La vita di ogni essere vivente non comincia con la propria nascita”. Così iniziano – scrive Rebecchi – le Métamorphoses (Metamorfosi) di Emanuele Coccia, pubblicato in francese per l’editore Rivages nei giorni dell’inizio del confinamento in Francia dovuto alla crisi sanitaria. Un trattato sul nascere come metamorfosi, sul concepimento del pianeta Terra ad opera di tutti i viventi. Un saggio sul tempo presente, e preistorico, di una gravidanza ospitata da un corpo terrestre in continua trasformazione. Un corpo senza età, quello di una madre che attraversa una fase della vita al di là dei principii di vecchiaia e di giovinezza. Un corpo che cova il nucleo pre-personale e pre-individuale, intimissimo e universalissimo, della metamorfosi come nascita di tutte le nascite, passate e future. Un corpo di tutti e di nessuno che si fa zona franca, canale di passaggio da una vita all’altra attraverso un movimento fluido che modifica “la madre, il bambino, la specie umana e anche il pianeta”. Continua a leggere>

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