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Quel che resta. Le voci: “L’eccedenza o il residuo dell’immaginario cristiano nella cultura contemporanea” dialogo con Alessandro Zaccuri (#IICMONTREALWEBINARSERIES)

L’Istituto Italiano di Cultura di Montréal è lieto di presentare la serie di conversazioni intitolata “Quel che resta. Le voci”, ideata da Francesco D’Arelli, Vito Teti e Demetrio Paolin. “Quel che resta” è l’occasione del dialogo e del pensiero, che coinvolge scrittori, scrittrici, fotografi, artisti… e aspira a essere un modo diverso di abitare lo spazio e sostare lungo le vie della rete.

Lunedì, 28 dicembre 2020, 15:00 EST (21:00, Roma)
Registrazione obbligatoria

A “Quel che resta” partecipa lo scrittore Alessandro Zaccuri, che dà voce al suo pensiero e conversa con Demetrio Paolin, scrittore, Vito Teti, antropologo e professore ordinario all’Università della Calabria, e Francesco D’Arelli, Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Montréal. A. Zaccuri non è solo uno dei nostri migliori romanzieri, ma è anche un saggista acuto, con uno sguardo diverso sui fenomeni letterari e sociali. Muovendo da due sue opere In terra sconsacrata (Bompiani, 2008) e Non tutto è da buttare. Arte e racconto della spazzatura (La Scuola, 2016) si definisce una questione precisa: nella cultura contemporanea l’immaginario cristiano è un resto o un’eccedenza?

Alessandro Zaccuri è nato a La Spezia nel 1963, vive e lavora a Milano. È giornalista del quotidiano Avvenire, per il quale si occupa prevalentemente di letteratura e cultura. Ha esordito come narratore nel 2003 con Milano, la città di nessuno (L’Ancora del Mediterraneo, premio Biella Letteratura e Industria). Con Mondadori sono usciti i romanzi Il signor figlio (2007, premio Selezione Campiello), Infinita notte (2009) e Dopo il miracolo (2012, premi Basilicata e Frignano). Ha poi pubblicato Lo spregio (Marsilio, 2016, premi Comisso e Mondello Giovani) e Nel nome (NNE, 2019). È autore di numerosi saggi, tra cui Citazioni pericolose. Il cinema come critica letteraria (Fazi, 2000), In terra sconsacrata. Perché l’immaginario è ancora cristiano (Bompiani, 2008), Francesco. Il cristianesimo semplice di papa Bergoglio (Il melangolo, 2014), Non è tutto da buttare. Arte e racconto della spazzatura (La Scuola, 2016) e Come non letto. 10 classici + 1 che possono ancora salvare il mondo (Ponte alle Grazie, 2017). Collabora con molte riviste, fra cui anche Vita e Pensiero.

Vito Teti, professore ordinario di antropologia culturale all’Università della Calabria, dove ha fondato e dirige il Centro di iniziative e ricerche “Antropologie e Letterature del Mediterraneo”. Si è occupato di storia e culture dell’alimentazione, di antropologia del viaggio e dell’emigrazione, di riti e feste nella società tradizionale e in quella attuale, di antropologia ed etnografia dell’abbandono con particolare riferimento al Mezzogiorno d’Italia e al Mediterraneo. È autore di volumi, saggi, racconti. Tra le più recenti pubblicazioni: Pietre di pane (Quodlibet, 2011; Stones into bread, Guernica Editions, 2018); Il patriota e la maestra (Quodlibet, 2012) Maledetto Sud (Einaudi, 2013; Fine pasto. Il cibo che verrà (Einaudi 2015); Terra Inquieta. Antropologia dell’erranza meridionale, (Rubbettino, 2015); Storia del peperoncino. Cibi, simboli e culture tra Mediterraneo e mondo (Donzelli, 2016); Quel che resta. L’Italia dei paesi, tra abbandono e ritorno, (Donzelli, 2017); A filo doppio. Un’antologia di scritture calabro-canadesi (Donzelli, 2017; con Francesco Loriggio); Prevedere l’imprevedibile. Presente, passato e futuro in tempo di coronavirus (Donzelli, 2020).

Demetrio Paolin, nato a Canelli, vive a Torino. Collabora con il Corriere della sera. Ha scritto alcuni saggi e romanzi. Con Conforme alla gloria (Voland, 2016) è stato tra i 12 finalisti al premio Strega 2016. Anatomia di un profeta (Voland, 2020) è il suo ultimo romanzo.

  • Organizzato da: Istituto Italiano di Cultura di Montréal
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